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Off topic Su tutto e su niente - un modo di passare il tempo in buona compagnia...

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Old 28-01-2011, 17:24   #1
Diego
Gran Lup Mannar
 
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o sbaglio ?
Che ne so? Tu le hai lette le fiabe? Perrault e i Grimm quando misero su carta una storia popolare come Cappuccetto rosso volevano bene alle nonne? Odiavano i lupi? Gli piaceva squartare gli animali? Amavano il lato sexy del mantello rosso di Capp?

L'interpretazione è sempre di chi legge, ma non sempre di chi scrive e spesso basta la semplice immaginazione accesa da un racconto per far felice.

-- modalità filosofica off --
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Ciao, Diego & Shinook

...un'avventura indimenticabile...
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Old 28-01-2011, 17:31   #2
Diego
Gran Lup Mannar
 
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dovrebbero avere sempre un fine pedagogico, educativo
Ehm, diciamo che non dovrebbero mai essere il contrario, ma un racconto può essere bello anche solo per quello che riesce a farti immaginare, senza per forza voler insegnare. In un mondo supertecnologico dove le immagini la fanno da padrone, questo è già un bel risultato.

Credo comunque che se il libretto di Francesca ha potuto essere introdotto nelle scuole, tanto orribile non deve essere.
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Ciao, Diego & Shinook

...un'avventura indimenticabile...
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Old 28-01-2011, 18:27   #3
Navarre
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Originally Posted by Diego View Post
Perrault e i Grimm quando misero su carta una storia popolare come Cappuccetto rosso volevano bene alle nonne? Odiavano i lupi? Gli piaceva squartare gli animali? Amavano il lato sexy del mantello rosso di Capp?

Molto più semplicemente "Obbedisci ai genitori perché altrimenti ti metti nei guai". Ammazzare i lupi fino a qualche decennio fa, in special modo nel mondo contadino, era come ammazzare una zanzara (e anche adesso...)

Comunque i disegni non sono niente male...consiglio a Fra di frequentare un bel corso di illustrazione e imparare ad adoperare PC, scanner e tavoletta grafica quella fica della Wacom che scrivi direttamente sopra uno schermo lcd tattile (molto più immediata della tavoletta grafica tradizionale), così invece di raccattare cani da tutte le parti potrebbe dedicarsi a qualcosa di più utile e produttivo.
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Old 28-01-2011, 19:29   #4
molisanodream
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una piccola domanda...se al posto di francesca lo avese fatto un altra persone del forum, l'avreste linciata lo stesso?
dome dice diego sono solo favolette e ben venga che queste persone vadano a leggerle nelle scuole, non credo che lei vada li dicendo di raccattare tutti gli animali e poi di buttarli via, cerca solo di far capire che il lupo cattivo non esiste.
io stesso vado nelle scuole come responsabile del wig liguria a far capire che il lupo non è questa cosa così minacciosa e nel frattempo cerco di far capire il modo corretto di avvicinarsi ad un cane, non sono certo un guru, non ho scritto libri sulla cinofilia ne tanto meno sul lupo in generale,ma guardare i bimbi ascoltare quello che dici e poi sentire le loro emozioni significa che hai trasmesso qualcosa, certo sono educatore cinofilo ma non è questo che mi fa grande, io appoggio in pieno quello che sta facendo la fra, aspetto un suo libro e poi trarrò le conclusioni, magari gli dirò di tutto o magari gli farò i complimenti...
il resto sono chiacchiere futili e polemiche gratuite
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Old 28-01-2011, 21:37   #5
Jal
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e no eh!
..ma che ricominciamo?? nononono!
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"... io sono un principe libero e ho altrettanta autorità di fare guerra al mondo intero
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Old 07-02-2011, 16:11   #6
valentina
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Vince al lotto e salva la sua ex azienda - Camionista baciato dalla fortuna compra una piccola impresa di trasporti e ridà speranza ai suoi 15 dipendenti

MILANO - Vince al lotto e compra la sua azienda in liquidazione. Potrebbe sembrare la sceneggiatura di un film di Natale con l'immancabile lieto fine, invece è una storia reale che ha conquistato le prime pagine dei quotidiani transalpini. I protagonisti per un film del genere ci sono tutti: la società di autotrasporti in crisi poco prima della fine dell'anno, una quindicina di camionisti che rischiano la disoccupazione, una dozzina di famiglie preoccupate per il loro futuro. Ma all'improvviso, come nell'antico teatro greco, ecco il deus ex machina: un dipendente dell'azienda, che pochi mesi prima si è aggiudicato il super-premio di 10 milioni all'estrazione del lotto, si fa avanti e decide di acquistare la società di trasporti sull'orlo del fallimento.

FORTUNA - L'anonimo protagonista di questa storia è originario del dipartimento del Calvados, bassa Normandia, e per 30 anni ha lavorato come camionista. Il 4 settembre scorso viene baciato dalla fortuna e porta a casa la ricca vincita. Tuttavia, invece di dare un taglio netto con la vita passata, a gennaio il cinquantenne decide di investire centinaia di migliaia di euro nella sua azienda, assumendo il ruolo di presidente. Non solo l'ormai ex camionista salva dalla disoccupazione una quindicina di colleghi ma reintegra nella società anche il suo vecchio capo che era stato allontanato dall'organigramma. Il milionario definisce il suo ex principale, a cui ha affidato alcune responsabilità, «un buon compagno» e scherzando dichiara al quotidianoLe Parisien: «Mi ha fatto pena e ho deciso di farlo tornare a lavorare con noi».

RITORNO AL VOLANTE - Oggi l'azienda di autotrasporti è tornata in attivo e il cinquantenne possiede il 100% della proprietà. L'anonimo milionario ogni giorno si presenta in ufficio e se uno degli ex colleghi è assente, non ci pensa due volte e sale su uno dei dieci camion della società per affrontare il viaggio in programma: «Io amo guidare» confessa senza mezzi termini al quotidiano parigino. I suoi rapporti con gli ex colleghi sono eccellenti e tutti lo rispettano: «Sanno che sono stato un camionista come loro. I viaggi li ho fatti, quindi, non possono prendermi in giro con false scuse o con storie inverosimili».

NIENTE VACANZE - A chi gli chiede perché non ha scelto nuovo tipo di vita, il milionario, figli di due operai, risponde: «Ho fatto quello che bisognava fare. Ero il solo compratore disponibile. E siccome avevo le possibilità, ho preferito evitare che 13-14 colleghi si trovassero disoccupati... Inoltre i viaggi in camion sono tutta la mia vita. Non puoi cambiare la tua esistenza dall'oggi al domani, è impossibile». Nonostante l'improvvisa ricchezza, sa che quella intrapresa è una sfida difficile: «Se ci perderò troppi soldi, lascerò perdere - ammette con sincerità il cinquantenne - Ma il mio scopo è far crescere la società magari allargando il giro d'affari e creando posti di lavoro». Da quando ha vinto al lotto, il milionario non si è concesso nemmeno un giorno di vacanza. Oltre ai soldi usati per salvare l'azienda, il transalpino ha comprato due case e ha investito parte del denaro in altri investimenti sicuri. Il suo unico vizio resta il lotto: ogni settimana continua a giocare sperando che la vincita si ripeta.
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Valentina & MISHA & ARES
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Old 15-03-2011, 19:12   #7
valentina
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dal corriere della sera on line 16/02/11
Attento, hai l'appendicite - salvato da un amico grazie a Facebook
Diagnosi fatta sul social network per un inglese che ha rischiato la vita: poteva prendersi una peritonite

MILANO - Salvato da Facebook. Il signor Peter Ball può davvero ringraziare non solo la sua buona stella ma anche il suo account sul social network se è ancora vivo, perché ha rischiato di passare a miglior vita a causa di un’appendicite che si stava trasformando in peritonite. I fatti: da giorni il trentenne, attualmente disoccupato, lamentava fortissimi dolori allo stomaco e lo aveva raccontato ai suoi amici di Facebook con una serie di post sul suo profilo. La fortuna ha voluto che Rahul Velineni, suo vecchio compagno di scuola che fa il chirurgo allo Swansea Hospital, leggesse i messaggi fra un turno e l’altro. Il medico ha immediatamente capito che quelli dell’amico non potevano essere semplici crampi allo stomaco e così, visto che non aveva il suo numero di telefono perché i due si erano persi di vista da alcuni anni e si erano ritrovati guarda caso proprio sul social network, gli ha lasciato un post direttamente sulla bacheca di Facebook.
LA DIAGNOSI - «La faccenda suona male - ha scritto Velineni nel messaggio -. Chiamami appena puoi perché potresti avere un’appendicite». Detto fatto. E al termine della conversazione il povero Peter si è immediatamente precipitato all’ospedale di Macclesfield, nel Cheshire, dove gli è stata prima confermata la diagnosi via Facebook dell’amico chirurgo e poi tolta l’appendice con un intervento d’urgenza. Ora l’uomo sta bene, ma ha davvero rischiato grosso, come ha raccontato lui stesso al Sun: «I medici mi hanno detto che l’appendice era messa male e che non avrebbero dovuto lasciarmela per così tanto tempo. Comunque, visto che io e Rahul non ci vediamo da anni, come minimo adesso gli devo un drink». «Di certo, abbiamo trovato un modo divertente per riprendere i contatti», gli ha fatto eco l’amico sempre sul tabloid.

dal quotidiano trentino on line 16/02/11
Trentino: nonna Elvira compie 100 anni e smette di fumare - "Fa male alla salute", e così l'anziana di Daone, giunta al traguardo del secolo, ripudia le amatissime Muratti

DAONE. Sino a qualche mese fa si fumava - cascasse il mondo - le sue 5 o 6 sigarette al giorno. Ma alla soglia fatidica dei 100 anni - che compie domani - nonna Elvira Mosca vedova Pellizzari, di Daone, in Trentino, ha ripudiato le amatissime Muratti e appeso l'accendino.
«Il tabacco fa male alla salute», sentenzia, inaugurando la sua nuova vita salutista. A dire il vero la sua biografia sembrerebbe dimostrare che il tabacco non sempre uccide. Lucida, fresca e ben curata, dimostra ampiamente meno dei dieci decenni che ha oramai alle spalle.
Da settembre, senza tanti traumi, la centenaria è comunque riuscita ad interrompere il suo abituale contatto con la sigaretta.
"Dopo i pasti e alla sera - racconta la signora Elvira, che da tempo vive alla Casa per anziani di Strada - rinunciare alla sigaretta era improponibile. E i miei figli Zita, Rinaldo, Iolanda e Mauro si erano abituati a vedermi tra le labbra le Muratti".
Nella vita donna Elvira ha sempre fatto la casalinga, ma nel periodo di fienagione non esitava a mettere mano alla falce per rasare i poderi di famiglia in valle.
Si alzava di buon'ora e dopo aver messo in ordine i figli si addentrava a piedi nei prati di Crona, che nel volgere di poche ore ripuliva come un tavolo da biliardo. A volte, sempre con lo stesso arnese, faceva la stessa cosa nei dintorni di casa Poi e con altrettanta disinvoltura e dimestichezza raccoglieva il fieno per accatastarlo al riparo.
Tra i suoi ricordi, l'adolescenza vissuta da profuga (191 in quel di Fiavè.
"Il problema di allora, per me che sono nata il 24 febbraio del 1911 - racconta - era come procurarsi il cibo. In tempo di guerra scarseggiava per davvero. Allora procurarsi una pagnotta era quasi un'avventura".
"Mia nonna - spiega invece la nipote Lucia, che lavora in Sapes come addetta commerciale - amava anche ballare. E così domenica 27 febbraio, giorno in cui ci ritroveremo tutti per festeggiarla, al pranzo di famiglia toccherà all'altro nipote Osvaldo animare quelle ore con la fisarmonica e far felice Elvira".
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Valentina & MISHA & ARES
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Old 10-05-2011, 18:35   #8
valentina
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Il gelato e la voglia d'estate Se uno sfizio vale come oro
A Firenze due turisti pagano 27 euro per cono e coppa
Il negozio a Ponte Vecchio: «Il listino prezzi era esposto»


Un cono (maxi) e una coppa di gelato, 27 euro. Più o meno come un grammo d'oro. Forse è per questo che davanti alla notizia dello scontrino «inflitto» a due turisti a Firenze, qualcuno ha ipotizzato che ci fosse di mezzo un nuovo gusto «alla filigrana». Per Sara e Hans Peter Ehrlich, tedeschi di Friburgo, la passeggiata a Ponte Vecchio rimarrà memorabile: due gelati al bancone, neppure troppo buoni (stando al loro racconto), oltretutto consumati in piedi e con sorpresa finale. «Quando me l'hanno raccontato ho pensato che ci fosse di mezzo un problema di comprensione linguistica, poi mi hanno mostrato lo scontrino e ho capito che era tutto vero», spiega Caroline Wasserfuhr, proprietaria del bed&breakfast in Valdera dove era alloggiata la coppia di turisti. Dopo il salasso è toccato a lei consolarli, con una buona bottiglia di vino rosso, tanto per allontanare quell'insidioso pensiero che suonava più o meno come «ecco i soliti italiani».

Mentre la gelateria incriminata si difende con il cartello dei prezzi regolarmente affisso alla parete, qualcuno fa già i paragoni con il «Grand Opulence Sundae», il gelato adagiato su un letto di sottili fogli d'oro commestibili servito per 1.000 dollari da Serendipity a New York. Richiesto, mediamente, una volta al mese. «Il business del gelato è in costante crescita, soprattutto in periodi di crisi sono tante le persone che decidono di investire sul settore della gelateria, sempre più redditizio», osserva Gabriele Poli, ideatore del Festival del Gelato, che andrà in scena dal 25 al 29 maggio, proprio a Firenze. «Non è un caso: il gelato è nato qui, quando nel 1536 Bernardo Buontalenti su incarico di Cosimo de' Medici servì agli ospiti di corte una crema fredda fatta con una base di latte, miele, tuorlo d'uovo, oltre ad un tocco di vino, aromatizzata con bergamotto, limoni ed arance».
Dopo così nobili natali, un prosaico presente. Ma non dappertutto lo scenario è lo stesso. «Un prezzo del genere non si giustifica in nessun modo, i miei coni arrivano a costare al massimo 4 euro», sostiene il gelataio fiorentino Bernardo (nomen omen) Minniti. La sua gelateria a pochi passi dalla basilica di Santa Croce è un indirizzo sicuro segnalato dalla guida Touring («L'Italia del gelato») e dalla francese Routard. «I due turisti tedeschi hanno pagato il fatto di aver mangiato un gelato a Ponte Vecchio, ma non è detta che abbiano consumato per questo un prodotto d'eccellenza: di solito nei punti più turistici il gelato strizza l'occhio ai clienti da vaschette stracolme d'aria e coloranti. Un gelato buono non ha l'aria "montata" e non cola dal cono», spiega Minniti.

Secondo i dati della Sigep (Salone Internazionale della Gelateria, Pasticceria e Panificazione artigianale) in Italia sono 37.000 le gelaterie artigianali e oltre 360.000 le tonnellate di gelato consumato, quasi 6 kg pro capite, per un giro di affari di 2,5 miliardi di euro. Ma l'inesistenza di un cartello di prezzi, fa oscillare (anche di tanto) i listini. «Sta al buonsenso dei commercianti stabilire il giusto costo, anche se in presenza di un listino, in teoria, è tutto lecito», spiega Federico Grom, che insieme al socio Guido Martinetti ha aperto una catena di gelaterie in tutto il mondo. «L'ultima a Osaka, qualche giorno fa». I gelati sono prodotti secondo criteri biologici, utilizzano ingredienti di prima qualità come il cioccolato di Modica e i pistacchi di Bronte. «I nostri prezzi oscillano da 2,50 a un massimo di 5 euro, un piccolo lusso, ma comunque accessibile a tutti». .Michela Proietti - 10 maggio 2011
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