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Old 08-11-2007, 23:29   #22
arnaldo_it
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ogni tanto val forse la pena ricordare una domanda di base:
a cosa serve il clc? rispondendo a questa domanda forse troviamo la risposta per come deve essere fatto il cane...
o almeno cosa cercare in lui no?
all'inizio si voleva il super rintintin (però non sono mica sicuro che 40 anni fa in cekia circolassero i telefilm di rintintin altrimenti non avrebbero cercato di fare il clc, bastava "quel" pastore tedesco! )
poi il progetto è naufragato.
Oggi cosa si vuole?
Il colpo d'occhio del lupo o il cane funzionale?
il lupo è lupo ed è selezione naturale, il cane è il cane ed è selezione umana.
Tranne un'eccezione: il dingo.
Un cane non un lupo, perchè come spiegato bene da Lorenz, la selezione non torna indietro.
Ovvero se noi prendessimo dei soggetti di 400 razze e li lasciassimo liberi in un enorme spazio, si otterrebbe nel giro di qualche generazione un cane molto simile al dingo, se non un dingo stesso (con le varianti del mantello dovute al clima).

In natura come già sottolineato da Alessio e Davide, la consanguineità nel branco è elevatissima altro che selezione umana!
poi ogni tanto qualche soggetto si stacca e genera un out-cross...

Ma noi che CLC vogliamo? quello costruito come un lupo e idoneo a fare lunghe marce per i monti, a cacciare a galoppare con una struttura idonea a tutto questo, o una bellissima testa montata su una struttura da salotto?
Forse la risposta è semplice per tutti gli amici che amano le montagne e le lunghe sgambate, ma per chi va in expo è altrettanto vero?

E' nato prima l'uovo o prima la gallina?

ovvero è il tipo visto in expo che lo fa apprezzare o l'apprezzamento di quel tipo che lo fa selezionare in un certo modo?

Forse anche il clc si sta avviando verso la famosa "dual purpose" la doppia selezione lavoro/bellezza con la diversità che il lavoro qui non è l'ipo o la caccia...

un libro che consiglierei se on fosse fuori produzione da almeno una quindicina di anni, è "giudicare in esposizione" di Piero Renai della Rena.
Essendo il Solaro fin troppo tecnico e a dire il vero un po' noioso, ritengo altri lavori molto interessanti. In quel libro si capiscono i diversi punti di vista: l'allevatore e il giudice. Cosa giudicare e cosa usare in riproduzione.

Da sempre chi vince e a titoli è largamente richiesto, ma spesso ciò è un "abuso" di quel tal soggetto.

Io pongo una domanda: quanti tra i privati ovvero tra coloro che si trovano alla prima esperienza, vanno a discostarsi da un campione o da un cane già largamente riproduttore?
Se parliamo di privati "qualunque" forse ne troviamo tanti.
Se parliamo di privati "evoluti" che seguono i forum, probabilmente nessuno.

Invece capita che chi alleva, rompa certi schemi. A volte il risultato non è quello sperato, a volte si. Se la genetica rispondesse a una formula matematica, saremmo tutti dei maghi...

Ecco dunque che ha ragione Ale ponendo la domanda iniziale a proposito dei valori espressi dalla bonitazione (e si noti che lei non questionava sulla scelta dell'accoppiamento ma solo sui codici della bonitazione).

Ha ragione Fabio dicendo che se fossero stati altri a fare determinate scelte, sai che casino che sarebbe successo.
Ma ha ragione anche Margo operando una scelta per certi versi coraggiosa. Ma si ricordi che non si fa una cucciolata uscendo da una linea certa per ottenere risultati subito, magari ci vuole tempo, anzi sicuramente molto tempo.


E hanno ragione molti altri, Alessandra e Massimo sul fatto che la bonitazione non vale una cippa (termine che non uso, ma concetto che sostengo da sempre).
E poi ancora molti interventi di Alessio, Davide, Rosa, Kika ecc..
C'è molta verità in tutti.

Io credo si debba essere più sereni, allevare non è un'arte ma un fatto tecnico, ma richiede tanto tempo e non si può allevare senza fare errori.
E di solito gli errori sono più evidenti per chi alleva che per chi fa una sola cucciolata.

Mi scuso se un po' OT come intervento, ma credo giusto che quando si parla di allevamento e selezione, si prendano in considerazione diversi concetti altrimenti si casca nella critica fine a se stessa, ovvero nella polemica che serve a poco...
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Arnaldo
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