http://www.peacelink.it/animali/a/8541.html
Vivisezione:Intervista con il dottor Stefano Cagno*
"La vivisezione è un metodo di ricerca non scientifico e quindi i  pazienti diventano le vere cavie sulle quali i ricercatori compiono le  ricerche"
10 dicembre 2004
Dottor Cagno, subito una domanda molto  secca: è indispensabile la vivisezione per la ricerca scientifica?
   No. Non solo non è indispensabile, ma è dannosa. Utilizzare animale per  la ricerca è un grave errore che storicamente ha provocato solo danni  alla salute umana, anche se, fino ad un recente passato, i mezzi di  comunicazione di massa hanno taciuto su tutto ciò. Così la gente ha  continuato a pensare che la morte degli animali nei laboratori potesse  essere di qualche utilità per il progresso scientifico. 
Nonostante ciò che dicono i vivisettori, il problema è molto semplice:  nessuna specie animale può essere un valido modello sperimentale per  nessun'altra specie, esseri umani compresi. Quando, ad esempio, dimostro  che una sostanza è terapeutica e innocua nei ratti, devo poi comunque  sperimentarla sugli esseri umani per capire se veramente ciò che ho  visto negli animali si verifica anche nella nostra specie. Infatti prima  di commercializzare un farmaco è indispensabile e obbligatorio per  legge sperimentarlo anche sui nostri simili. Se la vivisezione fosse  scientificamente valida perché bisognerebbe compiere anche la  sperimentazione umana? 
  Un altro problema è l'impossibilità di stabilire a priori la specie  animale più simile alla nostra. Basta infatti la presenta o l'assenza di  un enzima per cambiare il comportamento di una sostanza passando da una  specie ad un'altra e questo non si può sapere a priori, ma solo dopo  avere sperimentato sui nostri simili. Credo che per comprendere l'errore  che sta alla base della vivisezione e i danni provocati sia sufficiente  citare alcuni semplici dati. Il 54% delle sostanze cancerogene, ossia  in grado di provocare cancro, per i ratti non lo sono per i topi. Come  possiamo sapere a priori se gli esseri umani si comportano come i ratti o  come i topi? Il 52% dei farmaci commercializzati negli USA, ossia nella  nazione tecnologicamente più avanzata, hanno provocato gravi reazioni  avverse che non si erano verificate nei test sugli animali. Tutto ciò  provoca la morte ogni anno negli USA di circa 100.000 cittadini. 
Come è cambiata la prospettiva del fenomeno negli ultimi dieci anni? 
 
A livello di comunità scientifica purtroppo è cambiata molto poco.  Sempre più laureati in materie scientifiche dichiarano la propria  avversità alla vivisezione, ma i vertici universitari e le industrie  chimico-farmaceutiche rimangono ancorate alle vecchie impostazioni del  passato. La società civile, invece, sta dimostrandosi sempre più aperta  verso le tesi antivivisezioniste e tutto ciò è la migliore premessa per  un cambiamento quanto mai auspicabile, nell'interesse degli animali ma  anche degli esseri umani. 
Quali sono stati i passi più importanti nei metodi alternativi di  ricerca?
 
  Non è mai stata dimostrata la validità scientifica della vivisezione e  quindi ritengo che potrebbe essere abolita anche senza la possibilità di  sostituirla con alternative. Tuttavia le alternative esistono. Alcune  sono molto vecchie, come gli studi epidemiologici che hanno reso  possibile l'individuazione di tutti i fattori di rischio per le malattie  cardio-circolatorie. Altre sono più moderne, come le colture cellulari  che forniscono dati parziali, perché riferiti non ad un organismo in  toto, ma comunque veritieri perché prodotti utilizzando materiale  biologico (le cellule) della stessa specie per la quale stiamo compiendo  la ricerca. Ultimamente poi possiamo contare sui sussidi tecnologiche  sempre più raffinati: pensiamo al cosiddetto brain imaging (TAC, RMN,  PET), alla clonazione cellulare, alle cellule staminali eccetera. Tutte  queste possibilità e altre ancora rendono ogni giorno sempre più  indifendibile scientificamente il ricorso agli animali nella ricerca. 
  
Come può un consumatore scegliere e riconoscere prodotti (cosmetici e  non solo) che non utilizzano tale pratica nelle fasi di testing? 
 
Per quanto riguarda le terapie, non esistono soluzioni al problema.  Tutti i farmaci, ma anche le altre sostanze terapeutiche naturali, sono  stati comunque sperimentati sugli animali. Per i cosmetici il discorso è  differente. Dal 1976 esiste una direttiva europea che impone di  sperimentare i principi attivi dei cosmetici sugli animali. Se quindi  vogliamo essere sicuri di non comprare cosmetici testati sugli animali,  dobbiamo acquistare prodotti i cui componenti sono entrati in commercio  prima del 1976. In quanto alla famosa dizione "prodotto finito non  testato sugli animali" bisogna stare molto attenti perché non vi è alcun  obbligo di testare i prodotti finiti, ma solo i principi attivi. A  questo proposito consiglio la lettura di un libro interessante e utile  al tempo stesso intitolato Guida ai prodotti non testati sugli animali  di Antonella De Paola (Edizioni Cosmopolis) 
Ed uno studente universitario che ha intrapreso studi veterinari o  medici può evitare questa pratica?
 
  In Italia esiste una legge (n° 416 del 1993) che garantisce agli  studenti ed ai lavoratori il diritto di obiezione di coscienza alla  vivisezione per motivi etici. Fino ad ora l'Università ha mantenuto un  atteggiamento oscurantista, ostacolando in tutti i modi la possibilità  per gli studenti di conoscere questo loro diritto. La legge prevede che  non vi sia alcuna forma di ritorsione nei confronti degli obiettori.  Inoltre i professori dovrebbero garantire agli studenti laboratori  didattici alternativi a quelli che impiegano animali. Ho detto  dovrebbero perché in realtà questi laboratori non vengono mai istituiti,  poiché creerebbero una cultura alternativa a quella dei vivisettori e  questo fatto sarebbe per loro destabilizzante. 
Come vede il fenomeno da qui a 10 anni? 
Ogni anno che passa il fronte antivivisezionista aumenta sempre di più.  Internet ha dato la possibilità a tutti di informarsi su un tema come  quello della vivisezione per il quale vi era stata, in passato, una  assoluta censura da parte dei mezzi di comunicazione di massa. Oggi  chiunque ha la possibilità di leggere montagne di documenti che  dimostrano i danni prodotti dalla vivisezione sulla salute umana e le  atrocità compiute nei laboratori in nome di una falsa scienza,  funzionale solo agli interessi di chi la compie. La tecnologia, inoltre,  ci sta dando un grande aiuto. Così risulta chiaro a tutti lo scandalo  dei vivisettori che impiegano metodi di ricerca vecchi di decenni,  quanto non di un secolo. Nell'era della tecnologia avanzata, non può  essere giustificata la prosecuzione di test come, ad esempio, il Draize  Test nel caso della cosmesi, in cui spalmiamo i cosmetici negli occhi di  conigli immobilizzati in apparecchi di contenzione e li teniamo in  questa condizione per giorni interi. Oggi anno ogni industria in ogni  settore mette sul mercato nuovi prodotti, più belli, più funzionali, più  sicuri, ma le industrie dei cosmetici applicato ancora il Draize Test  che è stato inventato nel 1944! La gente non è stupida e ora, che grazie  ad Internet è finalmente informata, comincia a capire l'inganno a cui è  stata sottoposta negli anni passati. 
Vuole fare un invito ai nostri lettori di partecipazione all'incontro  di Ancona?
 
  Credo che l'incontro del 16 ad Ancona possa essere una interessante  occasione, non solo per gli animalisti e gli antivivisezionisti, ma per  chiunque abbia a cuore la propria salute. La vivisezione è un metodo di  ricerca non scientifico e quindi i pazienti diventano le vere cavie  sulle quali i ricercatori compiono le ricerche. Purtroppo ognuno di noi  un giorno si ammalerà: abolire la vivisezione significa migliorare la  ricerca e quindi avere maggiori garanzie ed opportunità di guarire. Il  16 si parlerà anche di questo. 
Note:  
* Medico chirurgo,  psichiatra, autore di testi di bioetica, membro del Comitato Scientifico  Antivivisezionista e della Lega Internazionale Medici per l’Abolizione  della Vivisezione.