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Old 29-12-2009, 09:36   #303
valentina
e la zecca Misha
 
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avrete sentito tutti della tragedia che ha visto la morte in val di fassa di 4 soccorritori trentini sommersi al buio da una valanga nel disperato tentativo di ritrovare due escursionisti friulani che nonostante i bollettini nefasti si erano spinti in alta montagna fuori pista

ecco ... esistono i bollettini... impariamo a guardarli e a controllarli prima di fare qualche bella gita!

qui il link http://www.aineva.it/

------------------ qui la triste vicenda --------------------

VAL DI FASSA - Sono state recuperate alle 9 le salme dei quattro uomini del Soccorso Alpino che ieri hanno perso la vita in Alta Val di Fassa per cercare due turisti travolti e uccisi da un'altra valanga (si veda, a riguardo, l'articolo successivo). Hanno perso la vita per salvare quella di qualcun altro. Non esiste sacrificio maggiore e loro l’hanno compiuto. Diego Perathoner, 42 anni di Canazei, Erwin Riz, 33 anni di Campitello, Luca Prinoth 45 anni anch’egli di Campitello e Alessandro Dantone 39 anni di Alba di Canazei conoscevano bene la montagna. Ma la montagna madre e matrigna è imprevedibile. Una valanga staccatasi in Val Lasties sul Pordoi li ha travolti, uccidendoli. Erano quattro di una spedizione di sette persone. Gli altri si sono salvati per miracolo, come Sergio Valentini che, sotto la neve, ha trovato una bolla d’aria. Oggi anche il governatore trentino Lorenzo Dellai si è recato in visita alle famiglie dei defunti: «Siamo vicini, istituzionalmente, ma anche personalmente ai famigliari delle vittime di una tragedia che scuote profondamente la nostra comunità. Non ci sono parole capaci di contrastare il grande dolore che ci lascia tutti attoniti e quel che è successo ricorda prepotentemente a noi tutti che ogni giorno uomini e donne del nostro Trentino rischiano la vita per il prossimo, per essere fedeli a quello spirito di solidarietà che fa parte della nostra costituzione morale». ADIGE

VAL DI FASSA - La voce si interrompe, rotta dalla commozione. Domenica scorsa, fuori dalla sede della protezione civile di Canazei dove riposano i quattro eroi chiamati dalla montagna, Antone Pollam, medico del Soccorso alpino sezione Centro valle e componente della commissione medica provinciale non ha risposto ai giornalisti. Ieri si è tuffato nel lavoro, ma è difficile rientrare nei ranghi, non si riesce nemmeno a farsi gli auguri di buone feste, che sembrano finite. Il pensiero va continuamente ai quattro giovani soccorritori che hanno perso la vita in Val Lasties: «Abbiamo perso quattro amici e compagni capaci, che lasciano un grande vuoto nelle famiglie, nella stazione del soccorso dell'alta valle, nella comunità. Cercheremo di stare vicini alle famiglie, soprattutto quelle dove ci sono figli, e faremo il possibile per riempire il vuoto che hanno lasciato nel soccorso. Cariscimes Alessandro, Diego, Erwin e Luca, vivarede tras te nesc cheres e te nesc pensieres». Carissimi, vivrete sempre nei nostri cuori e nei nostri pensieri. Il saluto di Tone è in ladino, perché con loro si parlava in ladino, e col ladino ci si sente un po' più vicini. Oggi monsignor Bressan salirà in valle per celebrare la messa di suffragio e molte, moltissime persone renderanno omaggio alle salme. Inizio dei funerali alle 14.30 e alla chiesa di Canazei sono attese moltissime persone. Ieri invece, al centro della protezione civile di Canazei c'era solo silenzio e dolore, compostissimo, a fare compagnia ai quattro giovani nel garage del soccorso alpino adibito a semplice, sobria camera mortuaria. Una fila ininterrotta di gente ha oltrepassato in punta di piedi il nudo corridoio per raggiungere la sala e salutare, per l'ultima volta prima Alessandro Dantone, poi Luca Prinot, Erwin Riz e infine Diego Perathoner. Il gesto abituale di spargere l'acqua santa col rametto di abete è diventato pesante perché lo si deve ripetere quattro volte. Nel primo pomeriggio erano tutti volti noti, che in un modo o nell'altro erano legati ai ragazzi, o vicini di casa, o paesani, amici, coetanei, colleghi, conoscenti. Si sa, nelle valli ci si conosce tutti, e il dolore di poche famiglie diventa dolore di tutta la comunità. (Articolo completo sull'Adige in edicola) Maura Chiocchetti

UDINE - Fabio Baron, di 30 anni, e Diego Andreatta, di 31, i due friulani morti in Trentino travolti da una valanga nella notte tra sabato e domenica, non erano attrezzati a sufficienza. Lo ha detto Gino Comelli, responsabile del soccorso alpino della Val di Fassa. "Innanzitutto - ha spiegato Comelli al Tg3 del Friuli Venezia Giulia - avevano le ciaspole e con quella attrezzatura non si va in alta montagna. E poi - ha aggiunto - non avevano l'Arva, cioè la speciale attrezzatura che permette la localizzazione dei corpi sotto le valanghe. Così si sono dovuti muovere in tanti con il successivo dramma". Secondo Comelli "i due turisti friulani hanno commesso una leggerezza". Il responsabile del soccorso alpino ha ribadito che "prima di muoversi in montagna, poi, si deve sempre avere ben presente la mappa delle valanghe per evitare rischi inutili". (ANSA).

CANAZEI - «La scelta fatta dalla squadra di soccorso di scendere in Val Lasties da quel punto era obbligata. Non c'erano vie alternative se si voleva cercare di prestare soccorso ai due dispersi: l'accesso da Pian dei Schiavaneis era molto più rischioso. L'unica alternativa possibile era quella di rimandare le ricerche a questa mattina (ieri per chi legge, ndr), ma questo non è da soccorritori». È mezzogiorno e mezzo. Maurizio Dellantonio, presidente del Soccorso alpino provinciale, è appena uscito dalla camera ardente allestita al Centro della protezione civile di Alba, dopo aver composto assieme a Gino Comelli ed altri soccorritori, le salme dei quattro amici e colleghi. Nel volto i solchi di una notte insonne, negli occhi azzurri solitamente frizzanti l'opacità del dolore piegato a contegno. La voce gli esce con tono monocorde da comunicato ufficiale, affilandosi di colpo giusto per tagliar corto sulla polemica apertasi sull'opportunità di impiegare i soccorritori nella ricerca di due dispersi quasi sicuramente morti (così purtroppo è stato) nonostante fosse già notte ed il bollettino valanghe indicasse un grado 4 di pericolo su una scala di 5. «I ragazzi intervenuti in Val Lasties rappresentavano il fior fiore della stazione dell'Alta Fassa - scandisce Dellantonio - gente che vive di montagna, guide alpine o maestri di sci, per i quali la Val Lasties era come la strada di casa, visto che non passa settimana in inverno e primavera senza che siano chiamati ad effettuare interventi in quella zona. A chi oggi pensa che forse non era il caso di intervenire rivolgo solo una domanda: con che coraggio stamattina avremmo potuto andare a dire ai parenti dei due escursionisti dispersi che li avevamo trovati morti, senza aver mosso un dito per cercarli prima pur in presenza di un allarme? Il soccorritore parte per definizione. Ogni intervento comporta dei rischi, ma se si stesse a sindacare ogni volta sulla loro entità, crollerebbe tutto il sistema del volontariato nelle attività di protezione civile, dal Soccorso alpino ai vigili del fuoco volontari». Il presidente rimanda al mittente anche le considerazioni di chi sostiene che i soccorritori travolti dalla valanga abbiano sottovalutato i rischi: «Non erano sprovveduti. Erano professionisti della montagna. Se avevano deciso di scendere è perché sussistevano le condizioni per farlo in sicurezza. Ricordo che nel pomeriggio dalla stessa via era sceso Tone Valeruz senza che si fosse verificato il benché minimo distacco. Che venisse giù tutta la cornice di neve da entrambi i versanti della valle era impensabile». Uomo di comando, Dellantonio non si concede cedimenti: «L'ho detto anche ai ragazzi: a casa ognuno viva questo momento di dolore come crede, ma in pubblico voglio un contegno da gente di montagna». Il pensiero del presidente va già alla riorganizzazione della stazione duramente colpita dalla tragedia: «Con Gino Comelli dovremo trovarci subito dopo i funerali. Alta Fassa ha perso in un colpo solo le sue punte di diamante e bisognerà correre ai ripari, integrando magari l'organico con soccorritori provenienti da stazioni vicine, perché la gente su queste montagne continuerà ad andarci». Pietro Gottardi (adige)

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Valentina & MISHA & ARES
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