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Old 02-03-2009, 10:27   #75
arnaldo_it
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Ciao Bruno,
ti ringrazio molto per la tempestiva risposta (sono Arnaldo e non Armando ma penso ti riferissi a me )
Sarei senz'altro felice di conoscere persone che portano novità in questo settore e quindi spero di poter almeno leggere gli atti di quella conferenza cui accennavi.

Ho fatto la distinzione tra le patologie che generano le anomalie comportamentali e le problematiche che invece possono derivare dalla relazione uomo/cane nella vita quotidiana e che anomalie non sono, non solo per me ovviamente, perchè ritengo che il comportamentalista abbia un campo d'intervento diverso da quello comunemente inteso.

Del resto i "consigli per l'uso" che diversi comportamentalisti più o meno con master - veterinari e laureati in discipline affini comprese le università di pisa e teramo - sono esattamente gli stessi che gli istruttori moderni o meglio che erano moderni anche una quindicina di anni fa, danno per l'appunto da circa tre lustri e forse più a chi si rivolgeva loro.
Prima dunque che in italia emergessero quelli che qualche anno fa erano definiti veterinari etologi, poi comportamentisti e quindi comportamentalisti.

Ne parlammo a metà degli anni novanta in un incontro informale presso l'università di milano con i Prof. Carenzi e Verga e la dott.ssa Osella e alcuni altri che al tempo erano i primi, dalle nostre parti, a occuparsi di comportamento dal punto di vista veterinario.

In quel periodo c'era un po' di attrito, forse dovuto più ai media che altro, tra il mondo veterinario e quello dell'addestramento.
Si convenne che un lavoro precoce e ben condotto dagli addestratori/istruttori avrebbe prevenuto molti problemi e non di rado risolti senza uso di farmaci (e si faceva appunto la distinzione di cui sopra) e comunque si riteneva che per certi casi sarebbe stato auspicabile la collaborazione tra le due figure professionali.

Cosa del resto descritta anche dai coniugi Hart o da Dodman per esempio.

Hai fatto bene a ricordare il concetto di impregnazione. Ne parla diffusamente anche Pageat (che poi non è che sia tutto bocconcini e carezze) che in francia fa scuola e quindi anche in Italia con alcuni professionisti che seguono la scuola francese.

Andrebbe forse fatto un ragionamento sulla suddivisione delle razze secondo la teoria neotenica dei Coppinger, quantomeno per tenere in considerazione che le razze non sono tutte uguali nel comportamento da adulte.
Quindi ancora da considerare le doti caratteriali che sono mattoncini su cui costruire e modellare il proprio comportamento. Il risultato finale può essere lo stesso. (qualcuno e mi scuso se non ricordo chi, ha chiesto al forum se si conosce la differenza tra Temperamento e Tempra. Secondo i dizionari italiani sono sinonimi, ma in cinofilia no, sono cose ben diverse, ma probabilmente non è chiaro nemmeno a molte persone che si occupano di comportamento/addestramento)

Spero di poter approfondire quella che tu definisci illusione antropocentrica perchè mi interessa.
Quando faccio lezione comunque sia, porto sempre le persone a riflettere sul fatto che le due specie animali uomo e cane che stanno insieme da decine di migliaia di anni, hanno sicuramente molti punti di sovrapposizione da tenere in considerazione.
E l'uomo tende facilmente a scordare la propria natura animale, gli istinti e quegli aspetti ancestrali che possono emergere. Tende cioè a pretendere di avere un cane a suo livello, un vero gentledog che sappia più o meno da solo cosa fare in ogni circostanza.
Gli uomini senza accorgersene, spesso e volentieri rinforzano atteggiamenti sbagliati, i cui effetti si vedono nel tempo. Ma sostanzialmente vorrebbero un soprammobile... peccato che pisci!
(e qualche volta mandi all'ospedale qualcuno della famiglia)

In altra occasione ebbi modo di fare lunghe chiacchierate - confronto di idee - con un professore dell'università di brescia, facoltà di medicina, appassionato di cani e canidi ed esperto di fisiologia, psicologia, psicofisiologia ecc.
Era una persona con un rapporto straordinario coi cani (secondo me nemmeno lui era davvero conscio del suo livello ) e faceva in modo del tutto naturale cose che in effetti erano tecniche efficacissime.

Ebbi modo di imparare anche da lui molte cose e lui sosteneva che una persona su mille ha determinate doti naturali, le altre imparano.

Non che 1/1000 fosse frutto di un'indagine statistica, ma per la mia esperienza ne ho trovate così poche, che la proporzione mi pare calzi abbastanza. Gli altri imparano (se ne hanno voglia, se si applicano e se trovano chi sa insegnare e correggere adeguatamente).

E' dunque possibile che tante persone, tra cui ovviamente tu stesso data l'esperienza che riporti, abbiano tali doti che poi quando si uniscono a competenze scientifiche e magari a conoscenza di tecniche, portino a risultati ottimali con tutti i cani (qui gioca la capacità innata di adattarsi alle circostanze e alle doti del soggetto con cui si interagisce).

Più che scusarmi per la lunghezza dei miei interventi ringrazio chi ha la pazienza di leggerli - seguo pochi argomenti, ma quando scrivo, non mi limito troppo gli altri lo sanno, ma magari tu sei nuovo e resti sconvolto
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Arnaldo
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