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Old 07-02-2012, 09:04   #14
valentina
e la zecca Misha
 
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non sapevo dove postarlo e al tempo stesso non volevo aprire un thread nuovo



Centro chiuso e paesini isolati - L'Aquila rivive i giorni del sisma
Torna il rischio di crolli. E per le strade si vedono i lupi

L'AQUILA - «Benvenuti all'inferno ghiacciato». Ti accolgono con un sorriso imbarazzato, gli aquilani. Quello di chi non osa parlarti di una nuova emergenza che attanaglia la città. Preferiscono mostrartelo: «Fa' un po' te». E l'immagine non lascia spazio a dubbi. Una camionetta ferma i passanti diretti al centro storico. «Non si può entrare. Né in auto, né a piedi. È troppo forte il pericolo di crolli. I tetti sono pieni di neve. E i palazzi sono ancora pericolanti» spiega, gentile, una giovane con la divisa degli alpini. Alle sue spalle un drammatico déjà vu . Vuote le strade dei palazzi puntellati. Chiusi i piccoli locali che stavano segnando un minuscolo ritorno alla voglia di rialzarsi della città. Il centro dell'Aquila è tornato a essere fantasma.
«Che vuoi che sia. Ci sono intere frazioni bloccate con anziani e malati che pregano di non aver bisogno di niente. Persone che hanno dovuto raggiungere l'ospedale con i carabinieri. Gente che sta spalando da tre giorni con le proprie mani» dice Francesco, 27 anni, prendendo a calci la neve. Ma anche chi ha pagato 100 euro l'ora per una piccola ruspa che lo liberasse dalla neve o ha atteso invano per ore i mezzi pubblici sospesi, non riesce a minimizzare l'ultimo schiaffo subìto dalla città che ieri, con il termometro oltre i sette gradi sottozero, si preparava a una nuova notte di neve.

Ora è stato d'emergenza. Lo ha decretato ieri la giunta regionale. «Troppo tardi» secondo gli abruzzesi che hanno vissuto quattro giorni da dimenticare. Soprattutto nella Marsica, con paesini rimasti isolati, senza corrente elettrica, né acqua. E dove, nel piccolo centro di Trasacco, sono stati avvistati tra le vie deserte i lupi. Il signor Cesidio, che abita in via Paride, li ha sentiti ululare. Ma la cosa che più gli ha fatto paura, però, è stata un'altra. «È crollata una tettoia che collegava la scuola vecchia e la scuola nuova. Per fortuna non c'erano i bambini. Poteva fare una strage. Ma l'emergenza non è finita. Meno male che avevamo noi i trattori e abbiamo liberato le strade. Ma i negozi sono vuoti. Tra un po' non avremo più niente da mangiare». È un altro problema diffuso in tutto l'aquilano l'assalto ai supermarket unito alle difficoltà di rifornimento. Ma è stato rinviato per priorità più urgenti. I carabinieri dell'Aquila e dintorni ne hanno affrontate molte. Inclusa quella di garantire i medici all'ospedale. Sabato scorso sono riusciti a far svolgere un intervento urgente salvando la vita al paziente. Ma le difficoltà di transito hanno costretto i sanitari a turni anche di 30 ore consecutive. E, protetti dal riserbo, protestano: «È possibile che una città come questa venga presa alla sprovvista da un'emergenza annunciata? Qui non siamo a Roma. Il sindaco non può cavarsela dicendo: rimanete a casa».

Lui, Massimo Cialente, cita Cambronne: «Cosa devo dire? M... ». Autocritiche? «Nessuna. Noi abbiamo 64 frazioni. E qui non ha fatto solo dieci centimetri di neve, ma anche un metro e mezzo. Molte macchine sono rimaste in panne in mezzo alla strada. In più siamo rimasti bloccati perché l'autostrada, unico caso, è stata chiusa». I cittadini lamentano di aver visto mezzi insufficienti che interrompevano il servizio quando la strada diventava di competenza provinciale e viceversa. «È successo - ammette il sindaco - ma stiamo cercando di fare in modo che non succeda più. Abbiamo 13 mezzi al lavoro più altre 20 ditte private. Chiuderemo scuole e uffici pubblici fino a giovedì. Stiamo risolvendo. Speriamo solo che le previsioni di altre nevicate siano sbagliate».

Ma che la neve torni e provochi altri crolli è un terrore diffuso nella popolazione precaria del post sisma. Quelli del «progetto Case» temono che le strutture prefabbricate non tengano: «Speriamo non vengano giù i tetti come a Trasacco. C'è un metro di neve. Ma nessuno se ne è preoccupato fino a oggi (ieri ndr ) eravamo completamente isolati e ora è tutto una lastra di ghiaccio», spiega Walter, che abita a Sassa. Quelli che attendono ancora di iniziare i lavori di ricostruzione della propria casa in centro (che una burocrazia incapace impedisce da tre anni) guardano con terrore i tetti innevati: «Quella è tutta acqua che si infiltra, se i muri non implodono prima, i danni li scopri a primavera. Tutti i soldi pubblici che hanno speso per i puntellamenti sono buttati. Tengono su solo macerie».
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Valentina & MISHA & ARES
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